La differenza e' come quella tra un patto segreto delle banche eurotedesche a profitto del grande capitale e gli investimenti pubblici ottenuti attraverso l' intervento di una commissione statale a favore della stragrande massa dei cittadini e dei lavoratori.
Il prof.Bruneĺleschi al prof.Monti.
LO STATO SOCIALE E LA CRESCITA DEL P.I.L.
L'impresa si basa sulla moltiplicazione di un fatturato , che contribuisce , con le altre impresa,a formare il P.I.L.
La spesa pubblica per ammistrare i benefici dei diritti sociali si basa sulle imposte richieste alle imprese , ai lavoratori e ai cittadini.
Le imposte si basano sulla crescita del fatturato vivo delle imprese , per aumentare il finanziâmenti della spesa pubblica .
Ma la spesa pubblica non puo' superare la quantita'd'i valore ottenuta dal P.I.L.,pena un debito sproporzionato.
Le imposte non possono pero' pesare altre che al massimo in média parte sul fatturato delle imprese, e dovute al lavoro produttivo, affinche' sia tutelato il valore del P.I.L. e con esso il motivo che sta alla base della crescita ,sia garantito il guadagno.
Inoltre :
Se le imprese prendono la loro produzione, attraverso il denaro necessario per formare il loro fatturato , dal lavoratore produttivo e salariato , la spesa pubblica serve in primo luogo a tutelare questo lavoro e i diritti di questo lavoro e piu' in generale dell' intera collettivita'.
Quindi la spesa pubblica e' a tutela della maggioranza assoluta dei cittadini, li assiste e prepara alla formazione professionale , qui si a un superiore numéro di assunzioni, a un minor bisogno , per ognuno , di lavorare e con esso a una maggior qualita' della vita.
Il rapporto delle imposte deve essere quindi una media misura tra il fatturato deĺle imprese, il lavoro produttivo e salariato , la spesa pubblica, il peso del P.I.L. e il valore per la collettivita d'i questo rapporto con il gettito realmente e adeguatamente reidistribuito per la tutela; casa, sanita' , scuola, trasporti, cultura , dei diritti di diritti di tutti.
Per cui:
Se si privilegiano le imposte piuttosto che i guadagni delle imprese , si danneggia la tutela dei diritti del lavoro.
E se si diminuisce la spesa pubblica per diminuire il debito ingente, si e' gia' in svantaggio sulla finalita' responsabile prïmaria della crescita , la qualita''della vita.
E se si vuole sottarre dal P.I.L. il valore in denaro necessario a s ostenere la spesa pubblica , senza favorire il guadagno , e le motivazioni essenziali del lavoro ,si sfavorisce la crescita .
E poiche' e' sulla centralita' del lavoro e non sulla decisione di una manovra correttiva a tavolino che necessariamente va trasposta la questione.
Dare troppe imposte alle imprese e' darle dove il lavoro e'generatore alla fonte , della qualita della vita, ottiene côme risultato che sia ' ,e il lavoratore produttivo e salariato , sia l' impresa e tutto lo stato, ne vengano danneggiati, per non parlare dei diritti dei cittadini e dell"intera collettivita' , e dunque la stessa crescita e la stessa validita' d'i rigore della manovra, oltre Che della stabilita' sociale.
Ma concludo :
Una strategia volta a ottenere il giusto benessere dal lavoro, dalle impresa e e dal P.I.L. e' quella che deve servire prima di tutto a finanziare il lavoro e poi ad alleviare dal peso delle imposte le imprese ,poi con la sopravvenuta ascesa dei consumi , e un aumento della crescita , ed e'quindi possibile allora gravare con la spesa pubblica sul valore del P.I.L..
E cosi' poiche' il guadagno del P.I.L., che e'il prodotto del lavoro, e' sufficiente per ottenere una ricaduta di benessere sulla societa' , e garantire una diffusa qualità della vita , e anche pagare senza danno un precedente debito di una spesa pubblica non bene amministrata , questo perché non bene diretta , vale a dire non condotta in accordo partecipativo con profitto tra le imprese, i lavoratori, le parti sociali più atttive , comprese le banche , o da assistere e i semplici cittadini,da parte dello stato.
Per GATTO ROSSO
Prof. Aldo Brunelleschi.
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