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domenica 1 gennaio 2017

IL CAPITALE , DIO E LA LEGGE IN NOME DEL DENARO.

Investire sul progetto e sul lavoro necessario a compierlo e poi pretendete di avere tutto il.controllo del processo produttivo per se', senza intervenire seriamente in esso, e sulla speculazione conseguente a questo investimento, ma mantenendosi nell'ombra .  Questo e' il dettame capitalista ai piani dell'alta finanza .

Nel bisogno sostanziale del sostegno da parte di  altri non e'vero che prima nasce Dio, per motivi di timore dell'ignoto , e neanche che prima ci vuole la legge per  risolvere i contrasti tra gli uomini, ,ma e' invece vero che prima  nasce l' accumulo di merci da scambiare per ricavarne denaro per poi reinvestirlo ed estorcere dal lavoro ricchezza e prepotere  per se' e poi usare Dio  come precetto da osservare per garantirsi il.consenso.popolare di questa appropriazione di fondi privati sottratti ad altri e financo la Legge per rendere istituito con la forza dello stato questo processo di possesso e affari, che si dice capitalista , e che rappresenta per il suo atto di forza primario un illecito penal conclamato e cosi' legalizzato , e poi ad astrarre l'eternita' del ciclo economico della cosa come sussiste in natura, nell' eternita' del capitale. Il capitale diventa eternato e  indipendente ma questo ultimo punto 'e' quello.che crede soltanto lui. 
Questa eternita' difatti non e' propria , ma acquisita grazie a un espediente, il quale , se da un lato da la sensazione di onnipotenza e di potere , in realta' si rivela poi un inganno, che fa perdere la coscienza di se' e quindi l'eternita' del proprio svolgimento, con la disillusione concreta di questa forzatura alla fine del processo .     L' espediente consiste nel delineare  nel denaro il  riconoscimento di una specie di simbolo che abbia diritto sulla cosa prodotta,  una specie di forma /cosa sulla quale basarsi per accumulare ricchezza prodotta da altri, come fine autogeno del possesso simbolico del numero piu'alto possibile di mezzi atti ad acquistare qualunque cosa . Con questo feticismo poi il denaro da mezzo diventa fine e la vita ruota intorno al denaro e alla sua accumulazione. 

Certo che se vIvo solo di gioco d'azzardo faccio e perdo soldi,ma non produco niente , limitandomi a maneggiare ,come ambiente dipendo dall' apparato del casino ' E dal suo apparato affastellato apposta per far fare e  perdere soldi ,ricevo accoglienza ,ma non sono a casa mia ; e non sono in rapporto produttivo.E e  proficuo con il vero fattore di gestione della propria ricchezza, che spetta invece a chi possiede la cosa come suo prodotto, , al vero proprietario del denaro, alla sua cultura di sostentamento e financo di gioco d'azzardo,  E alla sua istituzione di formalita' a favore di costui con strumenti attinenti,  come il denaro,  al commercio del proprio prodotto, e sua messa in posta , partendo da casa sua.  E naturalmente tanto.piu' da casa mia. 

E non basta adornarsii la casa di simboli, che rappresentano per noi il valore di possesso sulle cose , per possederle. Bisogna concepire , e non per mera astrazione e costruirle ,non solo modificarle e scambiarsi tra di noi il valore /feticcio del prodotto dalle cose in se' , con l'uso che diventa legittimo del denaro ,per esse e in regola con il possesso delle cose concepite e costruite da altri. Bisogna possederle attraverso un rapporto onesto, corretto altrimenti si e' dei ladri legalizzati. 

Il discorso proletario e'che esso ha già il possesso delle cose , grazie alla propria attivita' ;non ha bisogno di andare a cercare un controllo sul denaro necessario all' acquisto delle cose,il finanziamento del progetto e  del lavoro necessario a compierlo, poiche questo controllo ce l'ha da un possesso precedente a questa pretesa dell' imprenditore ,quel controllo degli arazzi alla pareti che grazie al lavoro e alle sue circostanze ha fatto diventare ricco il   cosiddetto padrone,, mentre e' il lavoratore che piu' produce e piu' rendimento e ricchezza da ostentare. Ce l'ha da prima di lui , per le ragioni di esserne il creatore. 


Anche se e'servo ,esso produce la ticchezza da cui e'servito dal padrone. E il proletario deve soltanto riprendersi il diritto di battere moneta e la libera circolazione di denaro per tutti Attraverso un altro uso dello stato. E' solo  la mistificazione di immagine,l'utopia chimerica capitalista che fa apparire una societa'  nella quale il padrone da lavoro prepagato con soldi che lui ha prodotto da se' , grazie al pennello dell' usura, che poi il padrone accumula per se', facendosi storia idealizzata del feticcio, e per riprodurli attraverso l' investimento in nuovo lavoro di altri  facenfosi self made man ,per  arricchirsi solo lui.  E'soltanto con questa violazione del naturale ciclo economico , che occorre una rivoluzione e per ristabilire il diritto al possesso del lavoratore , per avere il dovuto,  quel tutto che e'suo ,proprio , da sempre.

Per denistificare praticamente la vecchia ideologia capitalistica  e i suoi surrogati religiosi e politici occorre senz'altro una rivoluzione sociale. Sia perche' le cose cambino davvero occorre la volonta' di una maggioranza , sia perché lo sfruttamento del lavoro dai primordi nasce da una sopraffazione e da una violenza che da sole non se ne andrebbero mai, anzi di fronte a una semplice rivolta , si acuirebbero poiché metterebbero in campo interessi e coperture e economiche e personali in ogni tipo di poteri in campo .

Rivoluzione quindi anche distruttiva , visto che il proletariato così come ha costruito e costruisce tutto, può e sa distruggere tutto e sa ricostruire tutto, e che sempre permette al produttore la derivazione del suo lavoro, vale a dire una cultura nuova e una differente concezione dello stato .   E' difatti soltanto con questo tipo di controllo.popolare sul denaro che il progetto e la sua messa in opera possono e divenfono possibili cose che lo sono da sempre, come un ' economia dal giusto guadagno e il cui risultato , quello.della llberta' di attività , e poi quello del lavoro, ben pagato autonomamente e' e diventa sempre di piu' trainante , immanente , producente e naturale oltre di se' , dell'esplicazione materiale delle risorse collettive, attraverso un' altra storia della politica. 

Soltanto a questo punto può nascere uno scambio di affari e di convenevoli tra individui  liberi dalla schiavitù ' del Dio del dare e  dell ' avere, e  della sua Legge ad uso arbitrario e violento o truffaldino, tenuta in vita vegetale dall' adorazione del dio denaro o del dio magnate / guru. 

E possono esplicarsi gli investimenti di soldi propri e non estorti con la violazione ,verso l' altrui lavoro ,lavoro che viene solo a questo punto giustamente considerato .  E non rubati all' altrui  lavoro, all ' altrui  cultura,  all' altrui regola di vita.   Cosa quest' ultima che oltre  ad essere colpevole  e' anche miserabile.

2013      


                                 Paolo Macchi 



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