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martedì 14 aprile 2020

Galimberto.

5Galimberto, il messere ovaiolo che in fase trecento volts si soffermava a guardare i poggi della dea delle foglie d' edera e degli aghi di pino senza ricordi e rimpianti fasulli ma soltanto i più piccoli che sono stati scoperti ai tempi delle catacombe dalle greche fattezze di una finestra in fiore e ferro , di nostra zia l' amata proprietà affidata a un notaio per la ricerca delle scartoffie migliori per un contratto di acquisto di una casa con annesso giardino dagli abeti  di pianura senza che cantasse il gallo ma talmente pieni di se da mancare di un soffio il bersaglio della medu

sa di un porto di mare , ma le fattezze erano così tante da riempire tutte le stanze della sua nuda e  cruda realtà senza il coraggio di  mostrare al maremoto le proprie grazie avendo solo in mano la statua della pietà, mancando di sottili fermenti di uva stagionata e cercando nei viali trecento dendriti di denaro sonante, ma trovando solo delle edizioni straordinarie di quatro chili di mutande di cui naturalmente il pradrone delle marmotte va fiero in cielo e in terra, senza  che nessuno se ne accorgesse, tantomeno il mercante di uova mai covate se non per ludibrio dei polli e per le preghiere dei preti in abito bianco e dai cappelli di tulle marrone, per le grandi cose che occorrono negli arredi di casa così adatte da meritarsi l' appellativo di corvoni preziosi , il riconoscimento più ambito. A esso rispondeva da ovest un suono musicale nuovo, che proveniva da un attacco di una serie di guerre lampo, così decrepito ,  così sincretico da apparire patetico agli occhi dei più o dei meno dotati di occhi appannati ma dal furor della legge arbitri in  cielo, in terra e per l' aria della palude, senza far pesare il fatto alle antiche anfore romane ma solo a un triste rosmarino che mancava di punte nuove intorno alle funzioni sulla benedizione del suo ramo, non  così tanto certamente da mancare di rispetto alle tante uova per la soddisfazione di Galimberto, in veglia solenne e in cerca sempre delle tante risposte che non venivano da luccichio delle pepite né da schiumanti suggestioni orientaliste piene di tripodi e bracieri prosperosi, per il piacere di una notte infinita in cui tutti gli asini se la fanno sotto dalla paura ma non a Pasqua, del  desco della quale sono le prevaricazioni preferite dei giochi dei bambini. E non ti cambia la vita che ti serve dalla nascita se non conosci la coscienza del viaggio dei platani di montagna che vanno e vengono  come lepri di corsa per apparire migliori delle case, quelle stesse case che finiscono in mare dopo aver superato la velocità del suono e dei platani il duplice filar per trasformarsi in barche che poi andranno per mare a navigare.

Paolo Macchi

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