La cultura non nasce soltanto con la crescita della societa' , come vorrebbero i popperiani , e dei suoi argomenti propositivi , come interessa al marxismo. Anche lasciando perdere la sottocultura religiosa , le relazioni , basantesi sul rapporto di diversità' di vedute ,sulla esternazione delle proprie scelte di vita, sulla psicologia dell' effetto imprevisto, sulla validità' della superiore esperienza della quotidianità, sulla spinta alla solidarietà' libera e adulta nei suoi valori, non nascono da una interpretazione filosofica ne' da un volontarismo ideologico per quanto potente.
Per queste cose occorrono uomini che lavorino nella società' , determinate attivamente a darle un senso innovativo,e fornirle altresì' dei significati significatamente perentori, e allora la società cresce facendo suoi i dettami culturali e trasformandoli per conto proprio, e ha dei propositi ben diretti e determinati anch'essa.
Allora anche la società' cresce e vale, perché' fanno crescere questa societa' uomini di valore e di progettualita 'che la trasformano, con la trasformazione della cultura e dei suoi elementi comprensibili a tutti, e da tutti condivisi.
Poi la società si traduce in più' spazi di creazione di cultura, e si differenzia secondo canoni collettivi di intelligibilità e connettivita' intercomunicanti, anche essi capaci di sorprendere, perché attivi e dinamici nel loro lavoro.
Più' una societa' crede in paradigmi culturali innovativi , grazie ai suoi uomini di valore, più' e' capace d'i crescere e d'i farsi valere ,unita e solidale.
Con dei riferimenti ben saldi, una società' intercorre lontano.
Per GATTO ROSSO
Paolo Macchi.
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