L'Aurora si tinge con un altro dipinto, quest' ultimo raggiunto da tutto un cesello , forse un pentagramma o una tavolozza come un gioiello a forma di piramide.
Riflessività certune piu' graziose, certe altre difese da un giornale quotidiano, e mi sembra roba da sigle irridenti , ridenti e rasenti, ed e' famoso in tutto il paese, corrispondente al piccolo grande emisfero celeste che si staglia tra il mare e la burrasca.
In alto il dopo dipinto, con una strana barca senza pietà" per le vele dischiuse tra milioni di stelle apparse a ricordare marinai tra il muricciolo della baia,ma discusse di buon animo , visto che il patentino di padre eterno non lo si conosce ma lo si dipinge, in una storia dal giro più ampio della logica appesa a un filo informatico, quasi per gradire la ridondanza del web.
Cosi' non guardo gli istanti, nella raffigurazione delle centinaia di ragioni , ma mi lascio ritrarre dal tempo, e non ascolto i colori, lasciando piuttosto scorrere le dita sulla guancia di una bella ragazza, e per un altro solfeggio non antiquato più del primo, affidandosi alla luce che e ' affine a quella del sole nascosto.
Per non pensare a un attico silenzioso di zanzare ,tra le pieghe del momento solenne, lascio andare le più belle righe dell'ultimo tabloid all ' estremismo dell ' eterno la maggiore contando come un mazzo di primule vivivescenti il numero delle canzoni che si intromettono nel catalogo di smanie dell' universo, pensato osservando l'odore di un gran numero di colibrì.
Neanche criptandomi o clonandomi la mente un computer transumanico o un U.F.O. incantatore di pensieri ce la fa a compiere tra cento millenni lo stesso.
Paolo Macchi
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