L' assimilazione di una cultura estranea al paese in cui opera, genonesticamente parlando, e' complessa. E non da accogliere entusiasticamente.
In realta' deve rispondere ai desideri e ai bisogni della societa' in cui si propone.
E si badi bene non solo ad aspirazioni o problematiche più o meno allettanti e criptiche, isolamento tipico del tradizionalismo che sia occidentale , medioorienrale o orientale ma a cio' che a questo tradizionalismo sfugge, vale a dire quella progettualita' progressista che serve allo sviluppo della persona e della società tutta in senso avveniristico.
Deve rispondere ai bisogni esistenziali di una società che proviene dalla tecnocrazia e dalla competizione ipergoica o alln maniera del tutto nuova rispetto a quelle del passato, quindi anche dai vari cristi, Allah e Buddha o ' maestri" più o meno appariscenti.
Il resto del tradizionalismo indobuddhista così come dell' islamismo o dell' occidental progressismo che deriva da questo tradizionalismo e' infarinatura buona per mera propaganda politica. Per questo non sono validamente probanti ne il cd pensiero unico ne il cd sovranismo ne tantomeno il nazionalismo fanatico, per la società futura, ma occorre invece un sano cosmopolitismo pluralista che si basi sulle regole e cultura del paese che li ospita e che non intenda fraudolentemente che esserne un parassita simbiotico che ruba a quella cultura che la ospita senza dare nulla in cambio.
Per Free Academy Contemporary
Senior Paolo Macchi
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