Quel minchione di Galbraith ( John Kenney Galbraith, LA SOCIETÀ OPULENTA , 1958 ) si alza la mattina dall' alto della sua era dell ' ottimismo, con la ragione del supermercato, dato come valore autentico del saper vivere . E della compresenza della gente attiva e lavoratrice ai suoi comandi, il cui significato e' il consumismo come motore immobile stabilito come immanenza del conteggio del tempo dell' economia . Non regge però a un ' analisi obiettiva della vera consistenza del significato della esistenzialita' e della cognizione del bisogno dell' uomo.
Cioe' un aspirazione degna come quella descritta da Marcuse ( Herbert Marcuse , L ' UOMO A UNA DIMENSIONE, 1956 ) della relazione di interesse di valore con il prodotto, che e' prima di tutto il senso del proficuo collettivo , che e ' quello dell 'ideazione del prodotto fabbricato e commerciato per essere fruito. E dell' usufrutto concreto del prodotto alla Heller ( Agnes Heller , LA TEORIA DEI BISOGNI , 1958) , da cui poi nascono e si propagano nuove esigenze esistenziali e non solo commerciali , benefiche . Creando un mercato consono all ' uomo.Mentre per il nostro consumista si tratta di svendere la vita in cambio di beni che sono sempre piu ' irraggiungibili, invece di avere un rapporto soddisfacente con i propri prodotti , l' unico in grado di formare un uomo diverso.Quindi diverso da quello del capitale.
FUCK CAPITALISM !
Nessun commento:
Posta un commento